Jenin: accampamento e barriera

Jenin: accampamento e barriera

Jenin: Un Campo, Settant'anni di Storia, Un Muro di Ferro

Settant'anni di sofferenza, settant'anni di resistenza. Il campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, è un simbolo palestinese, un monito tangibile delle conseguenze della Nakba, la catastrofe che nel 1948 vide la nascita dello Stato di Israele e lo sradicamento di centinaia di migliaia di palestinesi dalle proprie terre. Oggi, nel 2023, le ferite del passato rimangono aperte, aggravate da un presente ancora segnato dal conflitto e dalla presenza del "muro di ferro", una barriera di separazione israeliana che circonda e soffoca il campo.
Ho incontrato Abu Ahmad, un anziano le cui rughe raccontano una vita di esilio. "Sono nato qui, in questo campo", mi ha detto, indicando le modeste case di pietra, strette le une alle altre. "Mio nonno era di Safed, l'hanno cacciato nel '48. Questa è la sua eredità, questa è la mia eredità: un campo profughi." Le parole di Abu Ahmad risuonano come un eco delle storie di migliaia di altri abitanti del campo. Generazioni cresciute tra le limitazioni imposte dalla vita nel campo, tra la speranza e la disperazione, tra la dignità e la lotta per la sopravvivenza.
Il "muro di ferro", con i suoi blocchi di cemento e filo spinato, non è solo un simbolo fisico della divisione, ma una realtà che limita ulteriormente le possibilità già ridotte di una comunità stremata. Restrizioni agli spostamenti, difficoltà di accesso al lavoro, all'istruzione e alle cure mediche. La vita nel campo è resa ancora più difficile dalla mancanza di infrastrutture adeguate, dalla sovraffollamento e dalla povertà diffusa.
"Il muro ci soffoca", ha aggiunto Aisha, una giovane donna che, nonostante le difficoltà, studia medicina con l'obiettivo di contribuire alla sua comunità. "Ma non ci spezza. Noi resistiamo, noi speriamo in un futuro migliore, in un futuro di pace e giustizia, in un futuro in cui potremo tornare alle nostre terre."
La storia di Jenin è una storia di dolore, ma anche di resilienza. La speranza delle nuove generazioni, la forza della memoria, e la perseveranza di un popolo che continua a lottare per i propri diritti, per il ritorno nelle proprie terre, per la fine dell'occupazione. Il campo di Jenin è molto più di un accampamento di tende: è un monumento vivente alla resistenza palestinese, un monito costante alla comunità internazionale affinché non dimentichi la sofferenza inflitta e la giustizia negata.
La situazione attuale a Jenin richiede un'attenzione costante e un impegno internazionale per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese, la fine dell'occupazione e il rispetto dei diritti umani di tutti gli abitanti della regione. Solo così si potrà sperare nella chiusura definitiva di questa ferita ancora aperta e nella realizzazione della pace e della giustizia per tutte le comunità coinvolte.

(03-04-2025 21:54)