Toffaloni, 30 anni per la strage di Brescia: "La bomba fu sua"

Cinquantuno anni dopo, la Svizzera blocca l'estradizione per la strage di Piazza della Loggia
Brescia, 28 maggio 2024 - Cinquantuno anni dopo la strage di Piazza della Loggia, la ferita nella città bresciana resta aperta. La decisione della Svizzera di negare l'estradizione di un imputato, condannato in contumacia a 30 anni di reclusione, getta un'ombra ancora più cupa sulla vicenda. Marco Toffaloni, all'epoca dei fatti minorenne, è stato ritenuto colpevole di aver partecipato all'attentato neofascista che il 28 maggio 1974 causò la morte di otto persone e ferì decine di altre. "Fu lui a mettere la bomba", ha dichiarato Toffaloni in un'intervista rilasciata recentemente, dichiarazione che ora rischia di alimentare ancora di più le polemiche e il dolore delle vittime e dei loro familiari.
La sentenza, emessa nel 1989, ha sempre individuato in Toffaloni una figura chiave nell'organizzazione dell'attentato. La sua condanna, tuttavia, è rimasta a lungo un'ombra incombente, con l'uomo che si è rifugiato in Svizzera, dove ha costruito una nuova vita. La decisione di negare l'estradizione, motivata da ragioni giuridiche ancora non del tutto chiare, ha scatenato un'ondata di indignazione a Brescia. Le famiglie delle vittime, che da decenni lottano per la verità e la giustizia, si sentono nuovamente tradite e abbandonate.
"Cinquantuno anni di attesa, cinquantuno anni di dolore, e ora questo", ha dichiarato un familiare di una delle vittime, la voce rotta dalla commozione. "Non ci fermeremo. Continueremo a lottare fino a quando non otterremo giustizia per i nostri cari". L'avvocato che rappresenta le parti civili ha già annunciato la presentazione di un ricorso contro la decisione svizzera. L'iter legale si preannuncia lungo e complesso, ma la determinazione delle famiglie non sembra diminuire. La città di Brescia, intanto, si prepara a commemorare le vittime della strage, con una serie di eventi in programma per il 28 maggio. La speranza è che la verità, dopo cinquantuno anni di silenzio e di ombre, riesca finalmente a emergere, offrendo un minimo di conforto alle famiglie e alla collettività.
La lotta per la verità continua. La memoria di Brescia non può essere cancellata.
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