Passaggio all'ora legale: le lancette avanzano di un'ora

Ora legale: un'altra primavera con il cambio d'ora, ma il dibattito europeo resta aperto
Stanotte, alle 2:00, torneremo all'ora legale. Le lancette si sposteranno un'ora avanti, regalandoci un'ora di luce in più nelle serate primaverili ed estive. Una tradizione consolidata, ma che quest'anno, come negli scorsi, si accompagna ad un dibattito europeo ancora irrisolto sulla sua definitiva abolizione.
La discussione in seno all'Unione Europea sull'ora legale sembra infatti arenata. Nonostante le numerose petizioni e le prese di posizione di diversi Stati membri, non si è ancora giunti ad una decisione definitiva che consenta di abbandonare definitivamente il cambio orario biennale. Ciò significa che, almeno per il momento, continueremo a vivere con il passaggio dall'ora solare a quella legale e viceversa.
Molti cittadini si chiedono quale sia il senso di mantenere un sistema che crea, secondo diversi studi scientifici, disagi a livello di ritmo circadiano e impatti negativi sulla salute. La Commissione Europea stessa ha aperto una consultazione pubblica in passato, raccogliendo migliaia di opinioni a favore e contro l'abolizione. Tuttavia, la strada verso una decisione univoca e condivisa da tutti i Paesi membri resta ancora lunga e tortuosa.
Intanto, l'appuntamento con il cambio d'ora è fissato per stanotte. L'impatto sul nostro organismo sarà, per molti, inevitabile: difficoltà di adattamento al nuovo ritmo sonno-veglia, stanchezza e possibili disturbi del sonno. Per mitigare questi effetti, si consiglia di prepararsi gradualmente al cambiamento, cercando di regolare il proprio ritmo circadiano nei giorni precedenti al cambio dell'ora.
Mentre noi ci adattiamo al nuovo orario, la questione dell'ora legale resta aperta a livello europeo, in attesa di una decisione che potrebbe segnare un cambiamento significativo per la vita di milioni di cittadini. L'auspicio è che si giunga presto ad una soluzione condivisa, che tenga conto delle esigenze di salute e benessere della popolazione, senza creare ulteriori divisioni all'interno dell'Unione.
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