L'avvocato di Segre contro l'archiviazione: "Insulti ripetuti, definita nazista nove volte su dieci"

L

L'avvocato Saponara difende i 17 imputati per odio online: "Critica politica, non insulto"

Un acceso dibattito in aula ha caratterizzato l'udienza relativa ai 17 indagati per reati di odio online, accusati di aver rivolto messaggi di insulto e minaccia alla senatrice Liliana Segre. Al centro della discussione, la richiesta di archiviazione formulata dalla procura. L'avvocato Vincenzo Saponara, legale di alcuni degli imputati, ha preso una posizione netta, opponendosi alla richiesta di archiviazione e sottolineando un punto cruciale: “La critica politica non può diventare insulto”.

Secondo Saponara, alcuni messaggi contestati rientrerebbero nell'ambito della libera espressione del pensiero, pur se aspri e controversi. La linea di difesa si concentra sulla distinzione tra critica politica, anche dura, e vera e propria incitazione all'odio o minaccia. L'avvocato ha invitato il tribunale a valutare attentamente il contesto di ogni singolo messaggio, evitando una semplificazione che potrebbe ledere il diritto alla libertà di espressione.

Di diverso avviso è il legale di Liliana Segre, che ha invece richiesto che le indagini proseguano. Con forza, ha evidenziato come i messaggi rivolti alla senatrice siano stati, nella stragrande maggioranza dei casi, insulti di natura grave e reiterata. “Sono insulti, 9 volte su 10 è definita nazista”, ha dichiarato il legale, sottolineando la gravità delle affermazioni e il loro impatto sulla vita della senatrice. La difesa della Segre ha insistito sulla necessità di tutelare le vittime di odio online e di contrastare con fermezza la diffusione di messaggi di incitamento all'odio e alla violenza.

La vicenda ha riacceso il dibattito sulla libertà di espressione online e sui limiti della critica politica. Si tratta di un caso delicato, che pone al centro la questione della compatibilità tra il diritto alla libertà di opinione e la necessità di proteggere le persone da aggressioni verbali e minacce. La sentenza, attesa nelle prossime settimane, sarà un punto di riferimento importante per la giurisprudenza in materia di reati di odio online. L'udienza ha visto un'affluenza significativa di giornalisti e attivisti, a testimonianza dell'attenzione mediatica che la vicenda ha suscitato. Il caso, inoltre, solleva importanti quesiti sul ruolo delle piattaforme social nel contrastare la diffusione dell'odio online.

La discussione in aula si è concentrata anche sulle difficoltà di stabilire una netta linea di demarcazione tra critica politica e insulto, soprattutto nel contesto digitale, dove la velocità e l’anonimato spesso amplificano la virulenza dei messaggi. Il dibattito promette di continuare anche al di fuori delle aule giudiziarie, con l'auspicio di una riflessione più ampia sulle strategie più efficaci per contrastare l'odio online e garantire la libertà di espressione nel rispetto dei diritti altrui.

(27-03-2025 11:27)