Repressione in Turchia: ondata di arresti e avvertimenti presidenziali.

```html
Turchia: Sesto Giorno di Proteste e Crescente Tensione Politica
Ankara - La Turchia è scossa da un'ondata di proteste che, giunte al sesto giorno, si intensificano in diverse città del Paese. Al centro della contestazione vi è la convalida dell'arresto del sindaco di Istanbul, figura di spicco dell'opposizione e considerato un potenziale rivale del Presidente. La situazione si aggrava ulteriormente con l'arresto di almeno 10 giornalisti, un evento che ha sollevato forti preoccupazioni a livello internazionale.
Secondo fonti locali, dall'inizio delle manifestazioni, si contano già oltre 1100 arresti. La repressione delle proteste ha attirato l'attenzione dell'Unione Europea, che ha espresso profonda preoccupazione per il rispetto dei principi democratici in Turchia.
L'Unione Europea ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui invita "Ankara a rispettare i principi democratici, lo stato di diritto e la libertà di espressione". L'UE sottolinea l'importanza di un sistema giudiziario indipendente e imparziale e chiede che i giornalisti arrestati siano rilasciati immediatamente.
Il Presidente, in un discorso pubblico, ha dichiarato: "Chiunque provochi il caos e turbi l'ordine pubblico, ne pagherà le conseguenze. Non tollereremo azioni che minacciano la stabilità del nostro Paese." Le sue parole, percepite come un'ulteriore stretta repressiva, hanno alimentato ancor più la rabbia e la determinazione dei manifestanti.
Le proteste, inizialmente concentrate a Istanbul, si sono estese ad altre città, tra cui Ankara, Izmir e Adana. I manifestanti denunciano una deriva autoritaria del governo e chiedono il rilascio immediato del sindaco di Istanbul e dei giornalisti arrestati. La situazione resta tesa e l'evoluzione degli eventi è seguita con apprensione dalla comunità internazionale.
Ulteriori aggiornamenti seguiranno nelle prossime ore.
```(