Malgrado il divieto e 1400 arresti, le proteste in Turchia infiammano le piazze. Erdogan: "I responsabili pagheranno".

Turchia: Proteste infuocate nonostante il divieto, 1400 arresti dopo la condanna del sindaco di Istanbul
La Turchia è in fiamme. Nonostante il divieto di manifestazioni politiche imposto fino al 1° aprile dal governo, le proteste contro l'arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, rivale del presidente Recep Tayyip Erdoğan, continuano a infiammarsi in diverse città del paese. Secondo le ultime stime, oltre 1400 persone sono state arrestate, tra cui diversi giornalisti, ma la piazza non si placa, alimentata da una crescente indignazione popolare.
La condanna di İmamoğlu, a una pena detentiva e al divieto di attività politica, è stata interpretata come una mossa politica tesa a indebolire l'opposizione in vista delle elezioni presidenziali e municipali del 2024. La decisione ha scatenato una ondata di proteste in tutto il paese, con manifestazioni che hanno sfidato il divieto governativo. Le forze di sicurezza hanno risposto con durezza, usando gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti.
L'Unione Europea ha espresso profonda preoccupazione per la situazione, esortando Ankara a rispettare i principi democratici e lo stato di diritto. "La Turchia deve rispettare i diritti fondamentali, compresa la libertà di espressione e di riunione", ha dichiarato un portavoce dell'UE, sottolineando la necessità di un processo giudiziario equo e trasparente. La repressione delle proteste e l'arresto di giornalisti sono stati condannati come un attacco alla libertà di stampa.
Intanto, il presidente Erdoğan ha ribadito la sua linea dura, avvertendo che "chi provoca caos pagherà". Le sue parole sono state interpretate come un segnale di ulteriore repressione contro le manifestazioni di dissenso. La situazione rimane tesa e incerta, con il rischio di un'ulteriore escalation della violenza. La sfida per la Turchia è quella di trovare un equilibrio tra il mantenimento dell'ordine pubblico e il rispetto dei diritti fondamentali dei suoi cittadini. La comunità internazionale osserva con apprensione gli sviluppi, sollecitando il rispetto dei principi democratici e il rilascio dei manifestanti arrestati.
L'arresto dei giornalisti, in particolare, desta preoccupazione per la libertà di informazione nel paese. La possibilità di una copertura giornalistica imparziale e libera da pressioni governative è minacciata da questa escalation repressiva. Il futuro politico della Turchia resta incerto, con le elezioni che si avvicinano e l'opposizione sempre più sotto pressione.
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