**Ostaggi, i parenti furiosi accusano: "Netanyahu ci sacrifica".**

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Gerusalemme Infiammata: Proteste e Accuse dopo la Ripresa dei Combattimenti a Gaza
Gerusalemme è di nuovo teatro di accese manifestazioni, alimentate dalla crescente disperazione e rabbia dei familiari degli ostaggi israeliani ancora detenuti nella Striscia di Gaza. La decisione del governo di riprendere le operazioni militari, dopo una breve tregua, ha scatenato una nuova ondata di proteste e accuse dirette al Premier Netanyahu.
Un clima di tensione si respira tra le vie della città santa, dove i manifestanti si sono radunati con cartelli e striscioni che invocano il rilascio immediato dei loro cari. Tra le voci più forti, quella del cugino di uno degli ostaggi, che ha espresso pubblicamente la sua indignazione: "La decisione di riattaccare è pessima. Mette a rischio la vita di chi è ancora là sotto. Non possiamo accettare che la politica prevalga sull'umanità".
Secondo stime dei Servizi di sicurezza, 24 dei 59 ostaggi ancora presenti nella Striscia sarebbero ancora in vita. Questa notizia, lungi dal portare sollievo, ha infiammato ulteriormente gli animi. I familiari, infatti, accusano il governo di non fare abbastanza per negoziare un accordo che garantisca il rilascio sicuro dei loro cari. "Netanyahu usa le nostre vite come pedine nel suo gioco politico," ha dichiarato una manifestante, con gli occhi gonfi di lacrime.
La situazione rimane estremamente delicata e le proteste a Gerusalemme sono destinate a intensificarsi nei prossimi giorni. La comunità internazionale osserva con preoccupazione l'evolversi della crisi, auspicando un rapido ritorno al tavolo delle trattative per porre fine alle ostilità e garantire la liberazione degli ostaggi.
Maggiori dettagli sulla situazione umanitaria a Gaza sono disponibili qui.
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