Legge anti-Pride in Ungheria: proteste con fumogeni in Parlamento

Ungheria: Legge anti-Pride e sorveglianza facciale, la repressione si fa tecnologica
Budapest, – L’Ungheria stringe la morsa sulla comunità LGBTQ+ approvando una legge che di fatto vieta le manifestazioni del Pride e aprendo la strada a un inquietante utilizzo della tecnologia di riconoscimento facciale per identificare e punire partecipanti e organizzatori. La notizia giunge in concomitanza con episodi di tensione politica, culminati con l'utilizzo di fumogeni all'interno del Parlamento ungherese.
La nuova legge, approvata con il sostegno del partito di governo Fidesz, introduce restrizioni severe sulle manifestazioni pubbliche, definendoli eventi "protetti" e soggetti a controlli rigorosi. In pratica, si limita fortemente la possibilità di organizzare marce e raduni LGBTQ+, rendendoli di fatto illegali. Questa decisione, fortemente criticata dalle organizzazioni per i diritti umani internazionali, come Human Rights Watch, è vista come un ulteriore passo indietro nel rispetto dei diritti fondamentali.
Ma la preoccupazione non si ferma alla restrizione della libertà di espressione. Emergono infatti notizie riguardo all'intenzione di impiegare sistemi di riconoscimento facciale per monitorare le manifestazioni, identificare i partecipanti e perseguire penalmente coloro che vengono considerati responsabili di "disturbi all'ordine pubblico". Questa prospettiva solleva serie questioni sulla privacy e sulla libertà individuale, alimentando timori di un'escalation repressiva senza precedenti.
La situazione è ulteriormente aggravata dagli episodi di tensione politica avvenuti nelle scorse settimane. L'utilizzo di fumogeni all'interno del Parlamento ungherese ha contribuito ad alimentare un clima di incertezza e di preoccupazione per la stabilità democratica del Paese. L'incidente, ancora oggetto di indagine, evidenzia una crescente polarizzazione politica e un clima di crescente tensione sociale.
La combinazione della legge anti-Pride e dell'annunciato impiego della tecnologia di sorveglianza facciale rappresenta una grave minaccia per la libertà di espressione e di assemblea in Ungheria. Gli attivisti per i diritti LGBTQ+ e le organizzazioni internazionali denunciano una deriva autoritaria sempre più preoccupante, chiedendo alla comunità internazionale di intervenire e condannare fermamente queste pratiche.
L'Unione Europea, già in passato critica nei confronti delle politiche del governo ungherese in materia di diritti umani, è chiamata a reagire con forza e determinazione, utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione per difendere i valori fondamentali di democrazia e di rispetto dei diritti umani.
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