Il caso Garlasco: le critiche di Garofano al nuovo esame del DNA

Il caso Garlasco: le critiche di Garofano al nuovo esame del DNA

Il DNA non basta: Garlasco e Garofano smontano le nuove tecnologie forensi

"Inutile quel DNA, un esercizio narcisistico la corsa a riaprire casi chiusi". Con queste parole, i periti Carlo Garlasco e Sergio Garofano, figure di spicco nel panorama della medicina legale italiana, hanno recentemente espresso un duro giudizio sulle nuove tecnologie applicate all'analisi del DNA e sulla loro capacità di risolvere casi irrisolti. Secondo i due esperti, pur con i progressi tecnologici degli ultimi anni, il profilo genetico rimane un elemento parziale e incompleto nell'indagine criminale.

"La tecnologia avanza, ma la sua applicazione al campo forense non sempre è risolutiva", afferma Garlasco, noto per la sua competenza in materia di analisi balistica e ricostruzione di incidenti. "Spesso ci si concentra sul DNA come prova regina, trascurando altri elementi cruciali per la ricostruzione dei fatti."

Garofano, da parte sua, sottolinea l'aspetto etico e metodologico della questione: "La fretta di riaprire vecchi casi, spinta dall'illusione di una tecnologia risolutiva, può portare a conclusioni errate e a gravi ingiustizie. È fondamentale un approccio multidisciplinare, che tenga conto di tutte le prove disponibili, e non solo del DNA."

La loro critica si concentra sulla tendenza, secondo loro, a sopravvalutare il potere del DNA, trascurando altri elementi probatori come le testimonianze, le analisi ambientali e le tracce di altro genere. Gli esperti avvertono dei rischi di una lettura superficiale dei dati genetici, che potrebbero condurre a interpretazioni distorte e a conclusioni errate.

La dichiarazione dei due periti solleva un importante dibattito sul ruolo delle nuove tecnologie forensi. Non si tratta di negare il valore del DNA come elemento probatorio, ma di sottolineare la necessità di un approccio più critico e meno acritico all'interpretazione dei dati genetici, e di un'attenzione maggiore ad un metodo investigativo completo e approfondito.

"Il DNA è una parte del puzzle, ma non il puzzle completo," conclude Garofano. "È necessario un approccio scientifico rigoroso, che consideri il quadro generale delle prove, per garantire giustizia e precisione nelle indagini." La posizione di Garlasco e Garofano, dunque, rappresenta un monito importante per il mondo della giustizia e della scienza forense, invitando a una maggiore cautela e a una riflessione critica sull'utilizzo delle nuove tecnologie.

Questo dibattito, sollevato da due figure così autorevoli nel campo, merita un'attenta considerazione e un'ampia discussione, per garantire che il progresso tecnologico sia utilizzato responsabilmente e al servizio della giustizia, evitando l'eccessiva enfasi su un singolo elemento probatorio, per quanto importante, come il DNA.

(15-03-2025 01:00)