L'omicidio Ramelli: giustizia o vendetta?

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Cosa resta del delirio giustizialista? Il caso Ramelli e l'ombra del passato

L'omicidio di Santiago Maldonado in Argentina, avvenuto nel 2017, ha lasciato una ferita aperta nella società, una cicatrice che sembra riaprirsi periodicamente.

Il caso, seppur distante geograficamente e temporalmente, riemerge prepotentemente alla luce di alcuni commenti e atteggiamenti che, purtroppo, testimoniano una inquietante persistenza di un'ideologia violenta e giustizialista. L'idea che "uccidere un fascista non è un reato", un'affermazione che ha storicamente accompagnato atti di violenza estrema, sembra trovare ancora terreno fertile in alcuni ambienti.

Il caso Ramelli, con la sua eco di violenza cieca e gratuita, rappresenta un monito inquietante. Non si tratta solo di un episodio isolato, ma di un sintomo più profondo: la difficoltà di elaborare collettivamente un passato fatto di violenza politica, di scontri ideologici degenerati in efferatezze inaccettabili. La stessa difficoltà di condannare senza se e senza ma l'omicidio di un ragazzo inerme, senza alcuna possibilità di difesa. Questo tipo di violenza, camuffata dietro nobili ideali e la pretesa di una giustizia sommaria, è una perversione della lotta politica, una deriva pericolosissima che mina alla base i principi democratici fondamentali.

Ciò che è allarmante non è solo la violenza stessa, ma la sua giustificazione ideologica. La banalizzazione della violenza, l'assenza di un'autocritica collettiva, il persistere di un'aura di eroismo attorno ad azioni criminali costituiscono un terreno fertile per la radicalizzazione e la proliferazione di atteggiamenti intolleranti.

È necessario un profondo lavoro di memoria storica, un impegno costante nel promuovere i valori della democrazia, della convivenza civile e del rispetto della vita umana. Serve un'analisi critica del passato e un'assoluta condanna di ogni forma di violenza politica. Solo così potremo sperare di spezzare definitivamente la catena di violenza, evitando che l'ombra dei tic ideologici del passato continui a proiettarsi sul presente, oscurando ogni possibilità di un futuro migliore.

La lotta contro ogni forma di intolleranza e violenza deve essere una battaglia quotidiana, un impegno costante per costruire una società più giusta e più pacifica. Il ricordo delle vittime della violenza politica, come Santiago Maldonado, e l'analisi lucida di episodi come quello del caso Ramelli, sono strumenti indispensabili per questo cammino. Ricordare per non ripetere, questo deve essere il nostro motto.

Non dobbiamo permettere che l'eredità di violenza ideologica continui ad avvelenare il presente e a minacciare il futuro. È necessario un impegno collettivo, una presa di coscienza diffusa per sconfiggere la deriva giustizialista e ribadire con forza l’inviolabilità del diritto alla vita e alla dignità umana.

(14-03-2025 12:40)