Ecco un titolo alternativo: **"Caso IVA sulle ostriche: l'errore non è italiano, Bruxelles ha sbagliato i calcoli."**
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Ostriche, IVA: la battaglia italiana per la competitività non è una "panzana"
L'abbassamento dell'IVA sulle ostriche è una questione seria, tutt'altro che una "panzana" come qualcuno ha insinuato. In ballo c'è la sopravvivenza di un settore già duramente provato da due fronti: l'emergenza granchio blu, che sta decimando le altre produzioni ittiche, e la concorrenza sleale dei produttori francesi e spagnoli, avvantaggiati da regimi fiscali più favorevoli.
Il Ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste ha sollevato la questione, evidenziando come l'attuale regime di tassazione italiano penalizzi i nostri produttori, rendendo difficile competere sul mercato interno.
L'obiettivo è chiaro: livellare il campo da gioco, permettendo alle ostriche italiane di competere ad armi pari con quelle importate.
Non si tratta solo di un capriccio, ma di una misura necessaria per tutelare un'eccellenza del Made in Italy e sostenere un'intera filiera.
L'Unione Europea è chiamata a valutare attentamente la proposta, considerando l'impatto che l'attuale disparità fiscale ha sulla nostra economia. Un intervento tempestivo potrebbe fare la differenza tra la sopravvivenza e il declino di un settore che ha tutte le carte in regola per prosperare.
La discussione è aperta e il dibattito è acceso, ma una cosa è certa: ignorare il problema non lo farà scomparire. L'Italia deve farsi sentire in Europa per difendere i propri interessi e garantire un futuro al settore ostrativo nazionale.
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