L'avvertimento di Orbán: una nuova guerra sarebbe un errore gravissimo
"Ceterum censeo": Orbán e la guerra in Ucraina: un errore pericoloso?
La frase "Ceterum censeo Carthaginem esse delendam" (Del resto, ritengo che Cartagine debba essere distrutta), celebre citazione di Catone il Censore, risuona oggi, in un contesto completamente diverso, ma altrettanto carico di tensione. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, con le sue recenti dichiarazioni sulla guerra in Ucraina, sembra evocare un simile spirito, seppur in modo meno esplicito, puntando su una linea politica che molti analisti considerano pericolosamente miope.
Orbán, da sempre critico della linea dura dell'Unione Europea nei confronti di Mosca, continua a insistere sulla necessità di un cessate il fuoco immediato e di negoziati con la Russia, senza considerare a sufficienza le implicazioni di un simile approccio. Questa posizione, seppur presentata come pacifica, viene interpretata da molti come un'accettazione, di fatto, de facto, della situazione creata dall'aggressione russa, con la conseguente legittimazione delle mire espansionistiche di Mosca. Una simile prospettiva è vista con crescente preoccupazione dagli Stati Uniti e da molti paesi europei.
La critica principale mossa a Orbán risiede nell'omissione di un elemento fondamentale: la responsabilità della Russia nell'avvio del conflitto. Ignorare la violazione della sovranità ucraina e le innumerevoli atrocità commesse dall'esercito russo significa, secondo i suoi detrattori, dare un'impunità di fatto all'aggressore e creare un precedente pericoloso per la sicurezza internazionale. Ricordando le parole di Catone, molti osservatori si chiedono se, di fatto, Orbán non stia "censurando" un aspetto cruciale della situazione, privilegiando un'apparente neutralità che, in realtà, finisce per favorire la parte aggressora.
Il rischio, secondo numerosi esperti di geopolitica, è quello di un'escalation del conflitto con conseguenze devastanti per l'Ucraina e per l'intera Europa. Una pace imposta con la forza, senza garanzie di rispetto dei diritti e della sovranità ucraina, sarebbe una soluzione di breve termine, destinata a generare nuova instabilità e nuovi conflitti nel lungo periodo. L'Unione Europea, di fronte a questa sfida, deve trovare un delicato equilibrio tra la necessità di una soluzione pacifica e la difesa dei principi fondamentali di diritto internazionale.
La posizione di Orbán, quindi, si presenta come un fattore di destabilizzazione all'interno dell'Unione Europea, creando fratture e tensioni in un momento già estremamente delicato. La sua insistenza su un negoziato immediato, senza considerare le condizioni e le implicazioni, apre un dibattito complesso e di fondamentale importanza per il futuro della sicurezza in Europa.
Il "Ceterum censeo" di Orbán, dunque, non è solo una citazione evocativa, ma una scelta politica che necessita di una riflessione profonda e critica. Le sue conseguenze potrebbero essere di portata globale, e richiedono una risposta attenta e responsabile da parte della comunità internazionale.
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