Taiwan, Usa e la sfida a Pechino: chip da 100 miliardi e l'ombra di Trump
Trump e l'accordo da 100 miliardi con Taiwan per i chip: una rottura totale con la Cina?
L'ex presidente Donald Trump starebbe orchestrando un ambizioso piano per rivoluzionare l'industria dei semiconduttori americana, con un occhio di riguardo alla crescente competizione con la Cina. Si vocifera di un accordo da 100 miliardi di dollari con Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), colosso mondiale nella produzione di chip, per investimenti massicci negli Stati Uniti. Questa mossa, secondo fonti vicine all'ex presidente, mira a ridurre drasticamente la dipendenza americana dai produttori esteri, in particolare dalla Cina, nel settore cruciale dell'intelligenza artificiale.La notizia, se confermata, rappresenterebbe una svolta significativa nella politica commerciale americana, potenzialmente segnando una rottura totale con la Cina nel settore tecnologico. L'investimento di TSMC negli Stati Uniti, favorito da possibili incentivi governativi, potrebbe portare alla creazione di migliaia di posti di lavoro e rafforzare la posizione strategica degli Stati Uniti nella corsa globale all'IA.
Secondo indiscrezioni, Trump avrebbe lavorato a stretto contatto con dirigenti di TSMC negli ultimi mesi, spingendo per un accordo che garantisca un significativo trasferimento di tecnologia e produzione negli USA. La scelta di investire negli Stati Uniti, piuttosto che in altre nazioni, sarebbe legata alla volontà di TSMC di accedere a sussidi governativi e a un mercato interno vasto e dinamico.
Tuttavia, alcuni analisti mettono in guardia contro un eccessivo ottimismo. La realizzazione di un'industria nazionale dei chip competitiva richiede anni di investimenti e una strategia a lungo termine, che va ben oltre un singolo accordo, per quanto considerevole. Inoltre, l'impatto sull'industria dei semiconduttori globale e sulle relazioni con la Cina resta da valutare attentamente.
L'amministrazione Biden, pur non avendo ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sull'accordo, sta seguendo con attenzione gli sviluppi. La Casa Bianca, infatti, sta promuovendo un'analoga strategia di riduzione della dipendenza dai produttori esteri di chip, attraverso l'approvazione di importanti finanziamenti per il settore. La questione è quindi di cruciale importanza, indipendentemente dalle divisioni politiche.
La possibile concretizzazione di questo accordo da 100 miliardi di dollari rappresenta una scommessa ad alto rischio ma ad altrettanto alto potenziale di rilancio per l'economia americana e per la sua leadership tecnologica globale. Il futuro dirà se questa mossa riuscirà a contrastare l'ascesa tecnologica cinese e a costruire una solida industria nazionale dei chip negli Stati Uniti. Resta da capire, inoltre, quali saranno le conseguenze a lungo termine per le relazioni tra Stati Uniti e Cina.
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