Caso Saman, la Corte d'Appello di Bologna al lavoro.
```html
La madre in Aula col velo e a capo chino - Morte Saman, a Bologna processo Appello
BOLOGNA - Nazia Shaheen è entrata nell'aula di tribunale con il capo chino e avvolta nel suo velo, un silenzio assordante che ha rotto solo per rispondere alle formalità di rito. Si apre così il processo di appello per la morte della figlia, Saman Abbas, uccisa nel 2021. Un caso che ha scosso l'Italia e ha acceso un faro sul tema dei matrimoni forzati e della violenza di genere.
Il processo di primo grado si era concluso con pesanti condanne per lo zio Danish Hasnain, accusato di essere l'esecutore materiale del delitto, e per i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Il padre, Shabbar Abbas, era stato condannato in Pakistan e successivamente estradato in Italia.
L'assenza di Nazia Shaheen al primo processo aveva pesato come un macigno, ora la sua presenza, seppur silenziosa e apparentemente remissiva, segna una svolta. Sarà ascoltata? Deciderà di parlare e raccontare la sua versione dei fatti? La sua testimonianza potrebbe ribaltare le carte in tavola e fare luce su zone d'ombra ancora persistenti.
L'attenzione mediatica è altissima, con telecamere e giornalisti provenienti da tutta Italia pronti a documentare ogni singolo dettaglio. Un processo complesso, delicato e carico di emozioni, che vede contrapposti il desiderio di giustizia per Saman e la ricerca della verità.
Le prossime udienze si preannunciano decisive.```
(