I cortei pro-Trump: un'analisi.
Meloni imita Macron: la corsa a Trump e l'assenza di un'Europa unita
Giorgia Meloni ha ironicamente rimproverato Emmanuel Macron per la sua recente visita a Donald Trump, ricordando che anche lei aveva fatto lo stesso. La domanda sottesa, e non detta esplicitamente, ma fortemente implicita, è: a che titolo?La risposta, secondo l'analisi politica, è semplice e forse inquietante: Trump si considera, non a torto, il capo del mondo. Questa percezione, purtroppo fondata, è alimentata dalla debolezza dell'Europa, incapace di presentarsi come un contrappeso credibile alla potenza americana.
La visita di Macron, così come quella precedente di Meloni, ha sollevato un dibattito acceso. Si è trattato di una necessità diplomatica o di una dimostrazione di subordinazione? Le immagini di leader europei che si recano in pellegrinaggio alla Casa Bianca, in cerca di favori e attenzioni, generano un senso di disagio.
Perché questa processione continua verso Trump? La domanda brucia. L'Europa, con la sua ricchezza di storia, cultura e potenza economica, dovrebbe essere in grado di dialogare con gli Stati Uniti da una posizione di maggiore parità, piuttosto che da quella di supplicante.
La debolezza dell'Unione Europea nel definire una politica estera unitaria e coerente alimenta questa percezione di inferiorità. La mancanza di una voce forte e compatta sul palcoscenico internazionale facilita la posizione di forza di Trump e, di conseguenza, la necessità per i leader europei di corteggiarlo individualmente.
L'episodio evidenzia una lacuna fondamentale: la necessità di un'Europa più forte e unita, capace di difendere i propri interessi e di confrontarsi con gli Stati Uniti su un piano di parità. Solo così si potrà evitare che la corsa a Trump, e a chiunque altro detenga un simile potere, diventi la norma piuttosto che l'eccezione.
È tempo che l'Europa ritrovi la propria voce e la propria identità sulla scena internazionale. Solo così potrà smettere di essere percepita come un insieme di Stati deboli e individualmente in cerca di favori, invece di essere un attore politico globale forte e unito. Il futuro dell'Europa dipende da questa capacità di unità e di azione concertata.
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