Moby Prince: Il mistero persiste
Moby Prince: Luchino Chessa, "Nebbia e errore umano? Non è ancora la verità"
Livorno, 28 Ottobre 2024 - Trentatre anni dopo la tragedia del Moby Prince, la richiesta di archiviazione da parte della DDA di Firenze riapre una ferita ancora sanguinante. Ieri, la notizia ha scosso nuovamente le famiglie delle 140 vittime della sciagura avvenuta nel porto di Livorno il 10 aprile 1991, dopo l'impatto tra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo. Tra loro, Luchino Chessa, figlio del comandante Ugo Chessa, anch'egli perito nel disastro. Abbiamo incontrato Luchino per raccogliere la sua testimonianza, ancora carica di dolore e di un'incessante ricerca della verità.
"Non possiamo accettare questa archiviazione," afferma Luchino con voce rotta dall'emozione. "Dopo tutti questi anni, dopo tutte le battaglie legali, dopo le tante inchieste, sentire parlare ancora di 'nebbia' e 'errore umano' come cause principali della tragedia è inaccettabile. È una semplificazione, una banalizzazione di una strage che ha lasciato un vuoto incolmabile nelle nostre vite. Ci sono ancora troppe domande senza risposta, troppe incongruenze che non possono essere ignorate."
Luchino sottolinea la necessità di una maggiore approfondimento sulle cause dell'incendio, sull'effettiva presenza e gestione di eventuali sistemi di sicurezza a bordo del traghetto e sulla tempestività dei soccorsi. "Mio padre e gli altri marittimi, i passeggeri, non meritano questa superficialità. Meritano giustizia, verità e la possibilità di ricordare la tragedia con la consapevolezza di aver lottato fino all'ultimo per conoscere la verità. Non ci arrenderemo."
La richiesta di archiviazione, secondo Chessa, rappresenta un ulteriore ostacolo nella lunga e faticosa ricerca della verità. "Non si può parlare di chiusura del caso fino a quando non saranno chiariti tutti gli aspetti, fino a quando non avremo una risposta definitiva e soddisfacente su ciò che accadde quella notte nel porto di Livorno. È un'ingiustizia che si ripete nel tempo, un'ingiustizia che non possiamo tollerare".
La lotta per la giustizia per le vittime del Moby Prince prosegue, alimentata dalla determinazione di familiari come Luchino Chessa, che non si arrendono di fronte alle difficoltà e alle difficoltà burocratiche, e continuano a chiedere chiarezza sulle circostanze che hanno portato a una tragedia che ancora oggi pesa come un macigno sulla coscienza collettiva.
Per approfondire la vicenda del Moby Prince, è possibile consultare Repubblica.it e altri siti di informazione.
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