Spyware, un anno di sorveglianza anche su don Ferrari: Schlein attacca Meloni

Caso Paragon: Il telefono del sacerdote don Mattia Ferrari sotto attacco hacker

Un nuovo tassello inquietante si aggiunge al caso Paragon, la vicenda che vede coinvolto il sacerdote don Mattia Ferrari, il cui telefono è stato oggetto di un attacco hacker durato circa un anno. La notizia arriva a poche ore di distanza dalle polemiche suscitate dall’attacco informatico subito da Luca Casarini, fondatore di Mediterranea, avvenuto lo stesso giorno dell’inizio dello spiaggio del telefono di don Ferrari. La coincidenza temporale ha acceso i riflettori su un possibile collegamento tra i due episodi, alimentando le accuse di una rete di sorveglianza illegale.

"Meloni scappa senza dirci di chi è la responsabilità", ha tuonato Matteo Renzi, accusando il governo di opacità e chiedendo chiarezza sulla vicenda. L'ex premier ha sottolineato la gravità della situazione, sollevando dubbi sulla protezione dei dati personali e sulla possibile violazione delle norme sulla privacy.

Anche Elly Schlein si è unita al coro delle critiche, chiedendo con forza al governo di "smettere di scappare" e di fare piena luce sulla vicenda. La leader del Partito Democratico ha ribadito la necessità di una indagine approfondita e trasparente, chiedendo l'intervento della magistratura per fare chiarezza sulle responsabilità e sull'eventuale esistenza di una rete di spionaggio.

Le verifiche sul telefono di don Ferrari sono ancora in corso, ma le prime informazioni lasciano intendere la portata dell'intrusione. L'attacco, sofisticato e prolungato nel tempo, potrebbe aver compromesso una vasta quantità di dati personali e riservati. L'ipotesi di un collegamento con l'attacco subito da Luca Casarini è al vaglio degli inquirenti, che stanno lavorando per ricostruire la cronologia degli eventi e accertare le responsabilità.

La questione solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza informatica e sulla tutela della privacy in Italia. L'episodio, sommato ad altri casi di spionaggio digitale, pone seri dubbi sulla capacità del Paese di contrastare efficacemente le minacce informatiche e di garantire la protezione dei cittadini.

Il caso Paragon, quindi, non è solo una vicenda di spionaggio digitale, ma diventa un simbolo di una battaglia più ampia per la trasparenza e la tutela dei diritti civili in un’era sempre più digitale. L'attenzione dell'opinione pubblica rimane alta, in attesa di risposte chiare e definitive dal governo e dalle autorità competenti. La questione richiama l'importanza di una riflessione approfondita sul tema della sicurezza nazionale e sulla necessità di un'adeguata regolamentazione in questo settore.

(24-02-2025 12:10)