I "fixer" di RaiNews in Ucraina: storie dal fronte
Ucraina, vite spezzate e nuove professioni: la pericolosa vita dei "fixer"
Una guerra che sconvolge non solo le vite, ma anche le carriere. In Ucraina, la quotidianità è stata stravolta dall'invasione russa. Molti cittadini sono stati costretti ad abbandonare il proprio lavoro, a riadattare le proprie competenze o a inventarsi un'attività completamente nuova. Tra queste nuove realtà, quella dei "fixer", figure fondamentali per il lavoro dei giornalisti sul campo, ma spesso dimenticate e in costante pericolo.Rainews ha raccolto le testimonianze di alcuni giovani ucraini che, nonostante la guerra, hanno deciso di rimanere nel proprio Paese e di mettere a disposizione la propria conoscenza del territorio e delle dinamiche locali a favore degli inviati speciali. Questi "fixer", spesso ex studenti, traduttori o professionisti di altri settori, svolgono un ruolo essenziale, ma estremamente rischioso. Si occupano di tutto: dalla traduzione e dalla ricerca di fonti, alla sicurezza degli operatori, all'organizzazione degli spostamenti in zone pericolose, spesso a diretto contatto con le aree di conflitto.
"È un lavoro che richiede grande coraggio e spirito di adattamento", racconta Olena, una giovane fixer che collabora con Rainews. "Ogni giorno è diverso, pieno di imprevisti. Bisogna essere sempre attenti, preparati ad affrontare situazioni pericolose. Ma allo stesso tempo, è un lavoro appagante, perché ci permette di dare voce a chi non ne ha".
La loro è una professione "dietro le quinte", spesso invisibile, ma di fondamentale importanza per garantire la sicurezza e l'efficacia del lavoro giornalistico. Questi giovani ucraini, diventati "fixer" quasi per necessità, si trovano a navigare in un mare di pericoli, con la responsabilità di proteggere non solo se stessi, ma anche i giornalisti con cui collaborano. Le loro competenze linguistiche e la profonda conoscenza del contesto sociale e politico ucraino sono risorse insostituibili per chi vuole raccontare la realtà del conflitto.
"Lavoriamo a stretto contatto con i militari, le forze di sicurezza e la popolazione civile", spiega Mykola, un altro fixer intervistato da Rainews. "La nostra rete di contatti è essenziale per poter accedere a informazioni e luoghi altrimenti inaccessibili, ma questo comporta anche un rischio costante. Bisogna sempre essere pronti a reagire, a trovare soluzioni rapide e efficaci".
Le testimonianze raccolte da Rainews mettono in luce il coraggio e la determinazione di questi giovani ucraini, che contribuiscono a far luce sulla guerra, nonostante i rischi che corrono quotidianamente. La loro esperienza rappresenta un esempio di resilienza e di impegno civile in un contesto di profonda sofferenza e instabilità. Il loro lavoro, silenzioso e spesso pericoloso, è un pilastro fondamentale per la diffusione di una informazione veritiera e tempestiva dalla terra martoriata dall'invasione russa.
Il loro contributo, essenziale ma spesso invisibile, merita di essere riconosciuto e valorizzato.
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