Caso Paragon: smentita del ministro Nordio sulle intercettazioni di Casarini
Scandalo Mediterranea: Casarini spiato per un anno, denuncia dei giornalisti
Un'inchiesta condotta con la collaborazione di Citizen Lab di Toronto ha svelato l'attività di sorveglianza sul telefono di Alessandro Casarini, capomissione di Mediterranea. I risultati dell'analisi, pubblicati di recente, hanno gettato una luce inquietante su una presunta attività di spionaggio durata un anno. La notizia ha scosso il mondo del giornalismo e delle ONG, portando le istituzioni dei giornalisti a presentare una formale denuncia contro ignoti.
L'analisi di Citizen Lab ha evidenziato la presenza di Pegasus, un potente software di sorveglianza, sul dispositivo di Casarini. Questo strumento, noto per la sua capacità di infettare telefoni cellulari e raccogliere una vasta gamma di dati, solleva gravi preoccupazioni sulla privacy e sulla libertà di informazione. L'utilizzo di tale tecnologia per spiare un attivista per i diritti umani e un esponente di un'organizzazione impegnata nella salvaguardia delle vite umane in mare, desta particolare allarme.
La denuncia presentata dalle istituzioni dei giornalisti sottolinea la gravità della vicenda e chiede una rapida ed efficace indagine per individuare i responsabili. L'obiettivo è accertare chi abbia ordinato e condotto queste attività di sorveglianza illegittima, violando i diritti fondamentali di Casarini e inficiando il lavoro di Mediterranea.
Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha rilasciato una dichiarazione affermando che "nessuna persona è stata intercettata dalla polizia penitenziaria". Questa dichiarazione, pur escludendo il coinvolgimento diretto di questa specifica forza di polizia, non chiarisce la provenienza delle attività di spionaggio. Le indagini dovranno dunque accertare se altre forze dell'ordine o enti siano stati coinvolti.
L'episodio solleva interrogativi cruciali sul rispetto della privacy e sulla libertà di stampa in Italia. La presunta sorveglianza illegale di Casarini rappresenta un attacco diretto al lavoro svolto da Mediterranea e a tutti coloro che si battono per i diritti umani e per il rispetto delle leggi internazionali in materia di migrazione. La speranza è che le indagini facciano piena luce sulla vicenda e che i responsabili siano chiamati a rispondere delle proprie azioni.
L'attenzione mediatica sul caso è alta e si attende con ansia l'evoluzione delle indagini. La vicenda potrebbe avere importanti conseguenze sul dibattito pubblico sulla sorveglianza digitale e sulla tutela dei diritti fondamentali in un'epoca sempre più tecnologicamente avanzata. Sarà fondamentale garantire trasparenza e piena collaborazione da parte di tutte le istituzioni coinvolte per accertare la verità e impedire il ripetersi di simili eventi in futuro.
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